Il magico blu di Filippi

di Renato Tomasina

Da il “CITTADINO DELLA BRIANZA” 7/11/98

Una volta tanto la mostra di un giovane ci ha favorevolmente impressionato: ed anche il pubblico d’amici ed appassionati dell'arte hanno colto la novità delle realizzazioni di Pier Alberto Filippi, ospite alla Galleria Centroparete.
Il monzese, già noto a livello nazionale , ha saputo scegliere una via decisamente originale ed è riuscito a mantenere una propria inconfondibile fisionomia pur avendo assimilato le più disparate esperienze.

Filippi, ha utilizzato come elemento base, da ripetere variamente sulla superficie delle sue tele, il blu, arricchito da poche ma raffinate campiture di colori ad effetto, ottenendo un risultato elegante e dinamico.
Il substrato sensuale, dalle normali prospettive è diventato "specchio" in cui la materia opima di corpi in movimento è allo stesso tempo assorbente e riflettente, lucida e profonda, dinamica e solida.Il pittore propone inoltre una dimensione nuova : la ripetitività di questi "persuasori" ottici ed occulti.
Non sono mass-media ma mass-fines, non sono strumenti di strane persuasioni ma neppure oggetti umani puramente piacevoli perché si caricano di possibilità e significati diversi.
E non a capriccio sono moltiplicabili, una temperie di composizioni, ricche di cromatismo intenso e di altrettanto suadente corposità della forma.

Filippi oscilla tra sogno e segnaletica, fra denotazione ambigua e segnale, e finisce per scegliere il segnale: una qualità ed una quantità di forme essenziali, libere, segnali appunto che devono essere compresi da tutti.
La mostra lissonese è molto importante per chi cerca di capire il cammino pittorico di Filippi, la sua pittura, fatta di pochi addensamenti coloristici evoca una prospettiva cosmica, di genesi forse.
In ogni caso gli interessa molto più la vita che il sogno, gli interessa il segreto dell'uomo, anzi il tempo in cui l'uomo ancora non esiste, va senza inganni alla nascita della realtà.
Filippi scompagina non soltanto il perbenismo della rituale imitazione ma persino il dettato della natura ;ragion per cui il pittore deve essere considerato anomalo e, tuttavia, in modo inesatto, in quanto la sua maniera cromatica non disgrega le forme e conserva le tracce di un mito, senza tradire il programma ideologico dell'artista.

C'è nelle invenzioni coloristiche di Filippi una nuova poesia, non più adagiata sui ritmi scanditi da una metrica usurata , ma fatta di impennate musicali che gli stimoli del fantastico lanciano oltre l'orizzonte conosciuto.
Perché Filippi é colorista dell'anima e nell'anima.